Una donna sudtirolese guida gli autobus, ma finito il turno si trasforma in conduttrice di maso, conciliando autonomia economica, amore per la montagna e impegni famigliari. Nel Tirolo di inizio Novecento la condizione femminile, salvo che per poche privilegiate, continuava a essere carente di diritti economici, civili e sociali. La vita nei masi di montagna era durissima. Nelle realtà urbane alcune donne, soprattutto nubili, accedevano a lavori remunerati come infermiere, lavandaie, operaie tessili, sarte. Durante la guerra le donne furono chiamate a sostituire gli uomini sui posti di lavoro, ma questa esperienza di autonomia si concluse col ritorno alla vita domestica, e cioè a un lavoro ugualmente pesante ma non retribuito. Nel ventennio fascista le donne sudtirolesi furono investite del ruolo patriottico-nazionale di trasmettere lingua e cultura tedesca alle nuove generazioni. Nelle realtà urbane i modelli femminili imposti dal regime (madre prolifica ed educatrice) non esclusero aspetti di modernizzazione (sport, associazionismo). L'attuazione dei diritti di eguaglianza previsti dalla Costituzione repubblicana fu assai lenta. Solo negli anni Settanta una serie di riforme legislative parificò donne e uomini in molti ambiti, ma ancora aperta è la richiesta di strumenti per attuare nei fatti le pari opportunità nella vita familiare, lavorativa e politica.