"Sono come un eremita su un'isola..." scrive Patrick della sua vita da ragazzo autistico, imprigionato nel proprio corpo. Con la saggezza di un pensatore e con i timori e i sogni di un teenager, Patrick ci accompagna attraverso un viaggio nel suo mondo interiore, mostrandone i lati più intimi e stimolandoci a riflettere su cosa vuol dire essere 'diversi'. Quando possiamo dire di conoscere davvero una persona? E' necessario uno scambio verbale oppure è possibile osservare soltanto il linguaggio del corpo per avvicinarsi all'altro? Con Patrick queste teorie si svuotano di significato. Le sue parole 'dette' e il suo corpo raccontano del suo handicap, ma non ci danno nessuna informazione sulla sua essenza. E' impossibile intuire ciò che prova, ciò che sente, ciò che è. C'è un abisso tra il suo essere interiore e il suo apparire. Solo i suoi testi 'scritti' ci permettono di conoscerlo, offrendoci uno sguardo sulla sua anima. Mettendo a confronto le immagini di Patrick e i suoi testi, ci appare evidente il grande contrasto tra il suo mondo affascinante e misterioso e il suo corpo scoordinato, ma il film ci offre anche un'opportunità unica di assistere ad una fusione tra queste due realtà.